mercoledì 10 giugno 2009

Come l'onda

C’è una terra, nello Stivale, quasi dimenticata. Eppure fu ed è la terra di Pavese e di Fenoglio, di Tenco e di Conte: si chiama Langa.
La Langa non ha confini, non è nemmeno rigidamente codificata nei canoni delle Amministrazioni, eppure continua – nel tempo – a vivere una vicenda propria, che passa da una generazione all’altra modificando appena il fenotipo, mentre il genotipo rimane immutato.
Così, i vecchi non sono semplici “vecchi”, ma vecchi di Langa, ed i giovani – nonostante i telefonini ed Internet – continuano a racchiudere, nei loro sguardi, storie di secoli.
“Come l’onda” è una confessione, un tentativo di comunicare, nell’intimo, ciò che un langarolo d’adozione ha scrutato, osservato, provato. Capito? Forse: per comprendere la Langa bisogna andare e venire, viverci ed osservarla da distante. Altrimenti, si rimarrà stregati da quegli occhi, e solo il silenzio avrà senso.

2 commenti:

  1. Ciao Carlo,

    Gran bel libro, però non lo definirei un vero e proprio giallo, a me è sembrato quasi un romanzo d'amore. Bello il finale, mi ha fatto venire le lacrime agli occhi...

    A presto.

    René.

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  2. Temo che sarò un po lungo e di ciò mi scuso sin d'ora.

    Trovo che René abbia ragione: "Come l'onda" non è propriamente un giallo.
    Marco Bertani ama scrivere di persone, di ambienti, di accadimenti che tutti noi sicuramente abbiamo la ventura di incontrare nella nostra vita quotidiana.
    Vita che è sempre un insieme di piccoli e/o grandi avvenimenti.

    Anche la morte e anche l'omicidio.

    L'Autore parla di se stesso e di noi.
    Non Presidenti USA o Primi Ministri italiani alle prese con problemi da "fine del mondo" o quale "escort" gratificare con la propria scelta.
    No, come nei suoi articoli, l'A. adora dipingere personaggi ed ambienti ed accadimenti con colori pastello fatti di memoria di vita vissuta. Ovvero immaginata in un contesto ben conosciuto.

    Io, che fin da bambino trascorrevo l'estate non al mare (vivevo a Rimini) ma nella campagna di mia nonna marchigiana, mi ritrovo comunque nelle immagini delle Langhe, testimonianza evidente di una cultura allora condivisa da popoli neppure confinanti.

    L'A. nei primi capitoli si diverte a stendere sul tavolo del lettore tutti i pezzi del puzzle che dipanerà nel fluire della storia.
    Grande divertimento nello scorrere delle pagine posizionate tutti i pezzi al posto giusto...

    Personaggi, anche minori, che sembrano ciò che non sono, altri che sono ciò che non sembrano...

    Vite.

    Descrizioni poetiche e/o prosaiche di vite che scorrono solo apparentemente esplicite ma il più delle volte nascoste sotto uno strato di quotidianità mediocre che le camuffa e non le rende evidenti ed intellegibili neppure alle persone che più sono vicine.

    Personaggi come Ada e Franco difficilmente si dimenticano. Disegni pastello che si rivelano improvvisamente pennellate di colori vividi,
    graffiati su un tela fatta di disperazione e solitudine.
    E il maresciallo Ferrini, così poco a suo agio nel ruolo del poliziotto che finirà per fare ben altre scelte per il proprio futuro...

    Ma anche personaggi minori disegnati con lo scalpello facendo finta di usare un pennello:
    la durezza ideologica di don Giacomo che stravolgerà la vita a tanti, i dubbi di una Luisa Costa che, forse, perderà i tratti più veri della vicenda, un Bernardo Porrelli vittima innocente e propedeutica per la perdizione di altri, e il di lui figlio Giuliano che per un posto in ferrovia abbandona la propria terra ed i suoi accadimenti, e Martina Cassera cattiva ed ingenua "escort" in fieri, e Gianni medico ed amico devoto ed onesto, e una manica di politici che sono presi pari pari dalla realtà che sta ormai logorando definitivamente questo paese...

    Insomma, un romanzo, occasionalmente intriso di atmosfera da "giallo" ma che soprattutto è un piccolo grande affresco che partendo da ritratti obbligatoriamente individuali acquisisce contorni sempre più di carattere corale.

    Ci sarebbe ben più da dire ma mi fermo qui per rispetto al lettore...

    Includo "Come l'onda" nel novero dei libri che mi hanno regalato molte piacevoli emozioni.

    Ringrazio Carlo per aver scritto e per scrivere "doni" del genere.


    Fabrizio D.

    P.S.: Carlo, ti vorrei segnalare una incongruità forse residuo di una trascrizione precedente. A pagina 111 interrogatorio di Luisa a Franco. Lui afferma delle cose riguardo al rapporto con Ada "temporalmente" inesatte. Sbaglio?

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