mercoledì 10 giugno 2009

Le carte del capitano

Quando i grandi imperi crollano, trascinano nella polvere chi li ha retti, ma smarriscono nell’oblio della Storia le figure secondarie. Semplicemente, li dimenticano: hanno cose più importanti da risolvere che occuparsi degli umili “sergenti”.
Così accadde al povero capitano Oleg – figura realmente esistita? Non lo sapremo mai – ed ai tanti che furono “dimenticati”, lontano, da Mosca.
Come alberi trapiantati, vivono accanto a noi, con le loro storie d’amore e di tragedia, con i loro afflati d’idealismo ed il loro, amaro, realismo stemperato nella vita di tutti i giorni.

1 commento:

  1. Ciao collega!

    Sono René, quel bel ragazzo che è venuto a trovarti a Zublena un anno e mezzo fa...
    Ho finalmente trovato il tempo di leggere 'Le carte del capitano' e devo dire che mi è piaciuto (forse un pò corto); ho sorriso quando ho letto le analogie con i film sui piloti americani dei film. Però dall'incipit mi aspettavo un finale diverso: il professore incontra la ragazza russa nella classe e poi parte per la sua storia. Non è che non vada è che io, come lettore, mi aspettavo un coinvolgimento della studentessa nella storia, ma forse è solo abitudine. Per il resto devo dire che sei stato bravo, collega. Interessanti anche soprattutto gli 'spaccati' di vita quotidiana nell'Unione; mi ha fatto molto riflettere.

    A presto.
    Con stima.

    René Pernettaz.

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