C’è una terra, nello Stivale, quasi dimenticata. Eppure fu ed è la terra di Pavese e di Fenoglio, di Tenco e di Conte: si chiama Langa.
La Langa non ha confini, non è nemmeno rigidamente codificata nei canoni delle Amministrazioni, eppure continua – nel tempo – a vivere una vicenda propria, che passa da una generazione all’altra modificando appena il fenotipo, mentre il genotipo rimane immutato.
Così, i vecchi non sono semplici “vecchi”, ma vecchi di Langa, ed i giovani – nonostante i telefonini ed Internet – continuano a racchiudere, nei loro sguardi, storie di secoli.
“Come l’onda” è una confessione, un tentativo di comunicare, nell’intimo, ciò che un langarolo d’adozione ha scrutato, osservato, provato. Capito? Forse: per comprendere la Langa bisogna andare e venire, viverci ed osservarla da distante. Altrimenti, si rimarrà stregati da quegli occhi, e solo il silenzio avrà senso.
La Langa non ha confini, non è nemmeno rigidamente codificata nei canoni delle Amministrazioni, eppure continua – nel tempo – a vivere una vicenda propria, che passa da una generazione all’altra modificando appena il fenotipo, mentre il genotipo rimane immutato.
Così, i vecchi non sono semplici “vecchi”, ma vecchi di Langa, ed i giovani – nonostante i telefonini ed Internet – continuano a racchiudere, nei loro sguardi, storie di secoli.
“Come l’onda” è una confessione, un tentativo di comunicare, nell’intimo, ciò che un langarolo d’adozione ha scrutato, osservato, provato. Capito? Forse: per comprendere la Langa bisogna andare e venire, viverci ed osservarla da distante. Altrimenti, si rimarrà stregati da quegli occhi, e solo il silenzio avrà senso.