mercoledì 10 giugno 2009

Come l'onda

C’è una terra, nello Stivale, quasi dimenticata. Eppure fu ed è la terra di Pavese e di Fenoglio, di Tenco e di Conte: si chiama Langa.
La Langa non ha confini, non è nemmeno rigidamente codificata nei canoni delle Amministrazioni, eppure continua – nel tempo – a vivere una vicenda propria, che passa da una generazione all’altra modificando appena il fenotipo, mentre il genotipo rimane immutato.
Così, i vecchi non sono semplici “vecchi”, ma vecchi di Langa, ed i giovani – nonostante i telefonini ed Internet – continuano a racchiudere, nei loro sguardi, storie di secoli.
“Come l’onda” è una confessione, un tentativo di comunicare, nell’intimo, ciò che un langarolo d’adozione ha scrutato, osservato, provato. Capito? Forse: per comprendere la Langa bisogna andare e venire, viverci ed osservarla da distante. Altrimenti, si rimarrà stregati da quegli occhi, e solo il silenzio avrà senso.

Le carte del capitano

Quando i grandi imperi crollano, trascinano nella polvere chi li ha retti, ma smarriscono nell’oblio della Storia le figure secondarie. Semplicemente, li dimenticano: hanno cose più importanti da risolvere che occuparsi degli umili “sergenti”.
Così accadde al povero capitano Oleg – figura realmente esistita? Non lo sapremo mai – ed ai tanti che furono “dimenticati”, lontano, da Mosca.
Come alberi trapiantati, vivono accanto a noi, con le loro storie d’amore e di tragedia, con i loro afflati d’idealismo ed il loro, amaro, realismo stemperato nella vita di tutti i giorni.

Fantasmi del tempo

Mistero: questo è il termine più usato per indicare le strategie occulte dei grandi gruppi di potere nel Pianeta.
Siccome i potenti controllano anche le Magistrature, è impossibile che – da quella parte – possano giungere lumi per districare la matassa: in Italia, ne abbiamo una vasta panoplia d’esempi, da Piazza Fontana al Moby Prince.
L’unica possibilità che rimane, per cercare di squarciare il velo del “mistero”, è ancora una volta la realtà romanzata: come hanno saputo fare, penne più abili della mia, nei secoli.
Ancora una volta, ci troviamo di fronte alla scelta: accettare per vera una verità inesistente, oppure tracimare il nostro, giustissimo, senso d’inadeguatezza nella sublimazione di un racconto?

L'incubo digitale

Il connubio fra tecnologia e potere è antico come il mondo, almeno da quando Leonardo progettava macchine da guerra per i potenti dell’epoca. Oggi, la tecnologia offre l’intelligenza artificiale, a pochi dollari a chip, per far volare bombe e missili “intelligenti”, e non solo.
Nel nostro tempo, la tecnologia è in grado di controllare da una qualsiasi consolle “universi” smisurati: si pensi alle Borse.
La stessa tecnologia può essere utilizzata per il controllo sociale, e già oggi ne scorgiamo i primi segni nei tentativi – nemmeno poi troppo nascosti – di trasformare la democrazia in una “democrazia addomesticata”: e questo in tutto il Pianeta, dal Trattato di Lisbona agli USA.
Ne “L’incubo digitale” – mediante una vicenda romanzata – ho semplicemente estremizzato il concetto, senza nessun intento fantascientifico.