giovedì 10 settembre 2009

Lo zufolo di Izmal

Scrivere qualcosa sulle migrazioni, oggi, è difficilissimo: o si scrivono saggi documentati, oppure si finisce nella gazzarra senza senso dei battibecchi televisivi.
Ho scelto Izmal come testimone di un'avventura, per assegnare a questo bimbo di 11 anni la responsabilità di parlare al nostro cuore, valicando la razionalità per giungere al ricordo, ed associarlo al nostro essere stati bambini, proprio come lui.
Izmal, però, alla sua tenera età ha dovuto affrontare qualcosa che noi non immaginiamo nemmeno, che è completamente avulso dal nostro modo di vivere: fuggire, lasciando il suo piccolo mondo alle spalle.
Lo scopo di questo libro, la ragione per la quale l'ho scritto, è quello di giungere al silenzio, quel silenzio dell'animo che ci rende partecipi ed empatici: per scavalcare le troppo concrezioni, spesso imposte, che c'impediscono di capire.

Canti di sottovento

In questa raccolta di novelle ho cercato di riportare alla luce le "vite degli altri", ossia di coloro i quali non hanno mai avuto voce nella storia. Eppure, hanno partecipato agli eventi, li hanno vissuti al pari di chi è "sopravvento", ossia all'onore del mondo.
"Sopravvento" e "sottovento" sono quindi due categorie che attraversano i secoli ed i continenti, e tuttora (forse, mai come oggi) dividono il Pianeta fra chi è in prima fila e di chi, invece, percorre il suo cammino senza mai essere notato.
Sono le storie di tutti noi, gente comune, che - tragicamente o gioiosamente - attraversiamo l'esistenza semplicemente, senza curarci delle luci della ribalta. E, forse, per questa ragione ancor più vere.

mercoledì 10 giugno 2009

Come l'onda

C’è una terra, nello Stivale, quasi dimenticata. Eppure fu ed è la terra di Pavese e di Fenoglio, di Tenco e di Conte: si chiama Langa.
La Langa non ha confini, non è nemmeno rigidamente codificata nei canoni delle Amministrazioni, eppure continua – nel tempo – a vivere una vicenda propria, che passa da una generazione all’altra modificando appena il fenotipo, mentre il genotipo rimane immutato.
Così, i vecchi non sono semplici “vecchi”, ma vecchi di Langa, ed i giovani – nonostante i telefonini ed Internet – continuano a racchiudere, nei loro sguardi, storie di secoli.
“Come l’onda” è una confessione, un tentativo di comunicare, nell’intimo, ciò che un langarolo d’adozione ha scrutato, osservato, provato. Capito? Forse: per comprendere la Langa bisogna andare e venire, viverci ed osservarla da distante. Altrimenti, si rimarrà stregati da quegli occhi, e solo il silenzio avrà senso.

Le carte del capitano

Quando i grandi imperi crollano, trascinano nella polvere chi li ha retti, ma smarriscono nell’oblio della Storia le figure secondarie. Semplicemente, li dimenticano: hanno cose più importanti da risolvere che occuparsi degli umili “sergenti”.
Così accadde al povero capitano Oleg – figura realmente esistita? Non lo sapremo mai – ed ai tanti che furono “dimenticati”, lontano, da Mosca.
Come alberi trapiantati, vivono accanto a noi, con le loro storie d’amore e di tragedia, con i loro afflati d’idealismo ed il loro, amaro, realismo stemperato nella vita di tutti i giorni.

Fantasmi del tempo

Mistero: questo è il termine più usato per indicare le strategie occulte dei grandi gruppi di potere nel Pianeta.
Siccome i potenti controllano anche le Magistrature, è impossibile che – da quella parte – possano giungere lumi per districare la matassa: in Italia, ne abbiamo una vasta panoplia d’esempi, da Piazza Fontana al Moby Prince.
L’unica possibilità che rimane, per cercare di squarciare il velo del “mistero”, è ancora una volta la realtà romanzata: come hanno saputo fare, penne più abili della mia, nei secoli.
Ancora una volta, ci troviamo di fronte alla scelta: accettare per vera una verità inesistente, oppure tracimare il nostro, giustissimo, senso d’inadeguatezza nella sublimazione di un racconto?

L'incubo digitale

Il connubio fra tecnologia e potere è antico come il mondo, almeno da quando Leonardo progettava macchine da guerra per i potenti dell’epoca. Oggi, la tecnologia offre l’intelligenza artificiale, a pochi dollari a chip, per far volare bombe e missili “intelligenti”, e non solo.
Nel nostro tempo, la tecnologia è in grado di controllare da una qualsiasi consolle “universi” smisurati: si pensi alle Borse.
La stessa tecnologia può essere utilizzata per il controllo sociale, e già oggi ne scorgiamo i primi segni nei tentativi – nemmeno poi troppo nascosti – di trasformare la democrazia in una “democrazia addomesticata”: e questo in tutto il Pianeta, dal Trattato di Lisbona agli USA.
Ne “L’incubo digitale” – mediante una vicenda romanzata – ho semplicemente estremizzato il concetto, senza nessun intento fantascientifico.